La gestione dei rischi in ambito assicurativo

La copertura e gestione dei rischi rappresenta l’essenza dell’attività assicurativa dalla sua nascita, che può essere fatta risalire alle culture mesopotamiche tra il secondo – terzo millennio. (Vaughan, 1997).

La definizione riportata nel codice civile italiano rappresenta un’eccellente descrizione dell’essenza economica della sua essenza economica, applicabile ad ogni realtà nazionale:

“L’assicurazione è il contratto col quale l’assicuratore, verso pagamento di un premio, si obbliga a rivalere l’assicurato, entro i limiti convenuti, del danno ad esso prodotto da un sinistro, ovvero a pagare un capitale o una rendita al verificarsi di un evento attinente alla vita umana”.

Tale definizione riporta punti che risultano molto importanti per il resto dell’esposizione: il “pagamento di un premio”, ossia il prezzo fissato per la prestazione, e i termini “sinistro” e “evento attinente la vita umana” che rappresentano le condizioni che attivano la prestazione da parte dell’assicurazione.

Mentre il premio è un ammontare certo, o, per lo meno, calcolato con regole fissate in anticipo, la prestazione dell’assicuratore risulta intrinsecamente incerta. Le fonti d’incertezza presenti nell’economia del contratto di assicurazione sono due: il numero di volte in cui l’evento assicurato (frequenza), N, si manifesterà durante la durata del contratto, e il costo di ciascun evento, C. Le grandezze N e C sono variabili intrinsecamente aleatorie. Tali variabili sono analizzate statisticamente e sintetizzate, dovendo il premio essere fissato in anticipo. L’equazione  P=N (E) C (E)+E esprime le componenti del premio assicurativo in termini di: costo tecnico, spese e margine di profitto (1).

La natura economica dell’incertezza assicurativa emerge quando consideriamo il risultato economico in forma semplificata: . Anche ammettendo che le spese non legate alla copertura dei rischi assicurati (il termine E) siano perfettamente prevedibili, il guadagno o la perdita dell’assicuratore dipendono dal fatto che X, il costo aggregato aleatorio di tutti i sinistri, non superi  l’ammontare P-E durante l’esercizio. L’essenza economica dell’assicurazione consiste appunto nel quotare all’assicurato, mediante la componente Q della formula di cui sopra, il poter pagare un ammontare certo, pari a E(N)E©, al netto delle spese, invece di un ammontare incerto. Inoltre, la fattibilità economica dell’impresa dell’assicurativa richiede che non solo P sia maggiore del valore medio della somma di X e E, ma che l’assicuratore disponga di un capitale sufficiente da “sopportare” eventuali esercizi in cui la somma aleatoria di X e E che si realizzi durante l’esercizio superi P. L’ammontare di capitale richiesto perché l’attività assicurativa possa essere esercitata con una certa tranquillità si esprime nei concetti di “Capitale Economico” o “Margine di Solvibilità”.

Gli assicuratori hanno sviluppato nel corso dei secoli tecniche sempre più sofisticate per quantificare l’incertezza inerente alla frequenza e al costo dei sinistri. Tali tecniche sono state formalizzate dalla professione attuariale, che ha iniziato a strutturarsi come professione a sé in Inghilterra oltre due secoli fa. L’attuario è il professionista che quantifica e prezza i rischi assicurativi mediante le opportune tecniche della statistica, matematica e finanza. La quantificazione dei costi incerti in termini di frequenza e costo medio è successivamente stata mutuata in altre discipline, quali ad esempio il controllo della qualità industriale o l’economia bancaria.

E’ nell’ambito della solvibilità che il business bancario e assicurativo si sono vicendevolmente ispirati. Il sistema regolamentare in vigore per la solvibilità bancaria, Basilea III, quantifica i rischi operativi (2) analizzando separatamente la frequenza e il costo di tali eventi. D’altra parte le assicurazioni hanno mutuato dall’ambito bancario, la struttura concettuale, ossia la quantificazione individuale e integrata dei macro – rischi e anche il nome, Solvency 2 (S2), ricalca la denominazione utilizzata in ambito bancario.

NOTE

1)Il prodotto E(N)*E©=E(X), ossia il prodotto tra il numero atteso e il costo medio dei sinistri è detto anche premio puro (termine inglese “burningcost”) e rappresenta il costo tecnico della copertura del rischio.

Le spese incorporate nel premio coprono i costi di gestione e di acquisizione dei contratti, ossia la remunerazione degli intermediari assicurativi

Il margine di profitto può essere calcolato in vari modi, tra cui: una percentuale fissa del premio oppure un ammontare che varia a secondo della rischiosità del contratto assunto.

2)Rischio di perdite dovute ad errori, infrazioni, interruzioni di attività e danni causati da processi interni, dal personale o da sistemi, oppure causato da eventi esterni.

Vaughan. (1997). Risk Management. New York: Wiley.